Mobile nobile di Daniel Capurro
No, non stiamo parlando di cassettoni viscontei o credenze principesche, la questione che mi preme di affrontare riguarda la percezione delle consuetudini e la rielaborazione del concetto di…
Come dite? troppo noioso? Beh, forse avete ragione; quindi, per farmi perdonare parlerò di qualcosa che stuzzica sempre qualunque palato: scandali e gossip!
A meno che nelle ultime settimane siate stati su Marte, avrete di certo sentito parlare delle disavventure accadute a quel povero agnellino del Savoiardo (mi rifiuto anche solo di farne il nome, tanta è la stima che nutro nei suoi confronti…).
Nonostante la mia allergia a questo genere di notizie, ho seguito con curiosità le vicende di quel pover’uomo innocente messo in croce per puro sadismo; in fondo, cos’avrà mai fatto? Un po’ di sfruttamento della prostituzione (però pagava con regolarità…), qualche molestia a queste scostumate della TV (che se la vanno a cercare di sicuro…), alcuni traffici illegali di valuta (ma che volete, due sacchi di denaro son spiccioli per le piccole spese…), insomma, tutte cose all’ordine del giorno, no?
Il commento migliore in merito alla vicenda l’ho sentito dalla sorella del Savoiardo, che ha detto all’incirca “con tutte le porcherie che ho visto capitare mi stupisco che siano uscite solo queste!”
Parenti serpenti o solo persona informata dei fatti?
Al momento in cui scrivo il Principe (un criminale incallito ed i media si ostinano a chiamarlo così!) è agli arresti domiciliari, che gli sono stati accordati per problemi di salute: ma secondo me se uno sta abbastanza bene per andare con una prostituta da 200 € sta anche abbastanza bene da rimanere in guardina!
Però questa squallida vicenda mi ha dato da pensare.
Mi sono reso conto che essere blasonati non significa più appartenere ad una classe elevata, dotata di grande levatura morale a distinguerla dalla plebe.
La nobiltà com’era intesa un tempo è scomparsa, sostituita da un sistema nel quale a contare non è più il titolo nobiliare ma il titolo azionario; ormai non si fa più bella figura dicendo “sono un conte”, ma dicendo “ho un gran conto (in banca)”!
Ma forse le cose sono cambiate meno di quanto creda. Magari semplicemente sono cambiati solo i termini che definiscono la nobiltà. Mi spiego: il nobile di una volta poteva giacere con le mogli dei sudditi in virtù dello ius primæ noctis? Bene, il nobile di oggi può divertirsi con la letterina di turno in cambio di favori e privilegi; o ancora, un tempo si combinavano matrimoni in virtù di alleanze tra famiglie aristocratiche, mentre oggi li si combina per agevolare fusioni di imperi industriali.
Insomma, alla fine plus ça change plus c’est la même chose ; più le cose cambiano più restano le stesse.
E tutto questo non è in un certo modo rassicurante?
Arnaldo Purcei